Attualmente impegnato per lavoro in ospedale nella sua Bisceglie, Capurso ci spiega come sta affrontando questa inaspettata emergenza: “C’è tanta voglia di venirne fuori il prima possibile. È davvero una situazione triste e difficile, il personale ce la sta mettendo tutta in una struttura che è riferimento per tutta la provincia Bat. Si lavora però con grande fiducia”.
In assenza di futsal giocato, il dibattito più grande tra gli addetti ai lavori in questo momento è quello legato al finale di stagione. “Personalmente avrei atteso qualche giorno in più prima di far rientrare i giocatori nei Paesi d’origine – spiega – in modo da verificare la possibilità di una eventuale ripresa senza falsare le competizioni mandando in campo squadre piene di giovanissimi.
Tra le tante ipotesi formulate in caso di stop definitivo – afferma l’allenatore ex Kaos – la più appropriata mi sembra quella di consentire in maniera arbitraria a prime e ultime in classifica di iscriversi alla categoria che ritengono più alla loro portata. Ci sono realtà, come il Real San Giuseppe primo a +10 in Serie A2, che sarebbero nettamente penalizzate in caso di blocco delle promozioni.
Questa crisi però influenzerà a prescindere il futuro del nostro sport – prosegue – con le società che si troveranno ad affrontare difficoltà enormi. Mi auspico un aiuto importante da parte delle istituzioni e dalle federazioni per evitare che molte realtà chiudano i battenti”.
Capurso si sofferma anche sullo stato di salute del futsal pugliese: “Non abbiamo purtroppo squadre in massima serie nella nostra regione, ma ci sono comunque delle isole felici come Cassano, Manfredonia e Rutigliano. In queste piazze c’è ancora tanta voglia di fare bene e ne sono contento perché la Puglia è stata un veicolo importante per il movimento a livello nazionale. A mio avviso è necessaria però maggiore attenzione da parte della Divisione alle dinamiche di natura economica che – afferma – impediscono lo sviluppo di realtà come il mio Bisceglie C5 o Sport Five Putignano, Martina e Cisternino. La Serie A a sedici squadre è forse troppo dispendiosa e quando si verificano problemi come quello che stiamo vivendo diventa poi difficile garantire il rispetto degli accordi. C’è bisogno di dirigenti all’altezza – dichiara – in grado di rimodulare il sistema lavorando con serenità. Bisogna inoltre credere molto di più sui giocatori italiani prodotti dai settori giovanili: è la soluzione per creare continuità, anche se a breve termine i risultati non arriveranno subito. Lo ritengo il modo giusto per rilanciare l’interesse verso questa disciplina fantastica“.
In chiusura, il tecnico biscegliese parla del suo futuro in panchina: “Dopo trentacinque anni sempre alla guida di una squadra, in questa stagione mi sono preso un anno sabbatico. Ho avuto diversi contatti con delle società ma non siamo riusciti a concludere e non per motivi economici. Mi piacerebbe lavorare con un club che mi permetta di lavorare a trecentosessanta gradi e che abbia obiettivi in linea con le proprie disponibilità, come accaduto a Bisceglie e Ferrara. Ho ancora tanta voglia di coltivare questa mia passione, indipendentemente dalla categoria – conclude – perché per me allenare è vita. Attendo con fiducia eventuali proposte di questo tipo, con la speranza di trovare una società pronta a lavorare per bene”.